E’ stato una riflessione di Giuliano Volpe intervenuto a Roma alla presentazione del volume di studi e ricerche dedicati ad Adriano e la Grecia a sollecitarmi la curiosità: “Solo il 3% dei Luoghi del Cuore del FAI sono siti archeologici” ha detto con tono preoccupato il Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e Paesaggistici; soggiungendo che, nonostante noi addetti ai lavori si sia portati a credere il contrario, i monumenti archeologici restano sostanzialmente distanti ed estranei al comune sentire e al cuore degli Italiani.
Sono andata a scartabellare…Ogni due anni il FAI (Fondo per l’Ambiente italiano) organizza un censimento dei luoghi di interesse storico-artistico più amati nel nostro Paese. Al termine, spogliate migliaia di schede, si provvede a redigere un elenco. Alcuni dei siti prescelti, potranno essere restaurati.
Giusto, sbagliato, fondi pubblici, interventi privati… Si tratta certo di una lodevole iniziativa che, volutamente, parte dal basso. La parola è restituita ai cittadini, valorizzazione e tutela si muovono sulla scia delle segnalazioni dalla gente. Non è più un lontano Ministero dei Beni Culturali e del Turismo che, da lontano, decide cosa, quando e come procedere con segnalazioni ed eventuali interventi conservativi e di fruizione, ma chi nel territorio ci è nato, ci vive, ci passeggia, ci spende le sue giornate a segnalare scelte e necessità.
Quarantacinque ad oggi le realtà monumentali che, “curate” dal FAI, sono state restituite alla cittadinanza: il parco ed il castello di Miramare a Trieste, il ponte e l’oratorio di San Martino a Clavi (Imperia), la Cattolica di Stilo (Reggio Calabria), il Mulino di Baresi a Roncobello (Bergamo) per citarne solo alcune. Per chi volesse saperne di più si rimanda alla pagina web.
L’ultimo censimento è stato fatto nel 2014. I dati, ancora provvisori (i definitivi saranno pronti entro i primi mesi del 2015), sono reperibili on line. Il più votato in assoluto? Il Castello di Calatubo ad Alcamo (Trapani) con 46.352 voti; al secondo posto la Certosa di Calci (Pisa); al terzo il convento dei Frati Cappuccini di Monterosso al Mare (La Spezia); al quarto la Chiesa di Sant’Agnello di Maddaloni (Caserta); la dimora storica delle Terme del Corallo a Livorno, la villa di Alari a Cernusco sul Naviglio (Milano); il Convento Francescano a San Gennaro Vesuviano (Napoli); l’Abbazia di San Nicola di Casole ad Otranto (Lecce); il parco naturale della “Predicazione degli uccelli” di San Francesco a Perugia; segue, al decimo posto, Castelfiorentino, la residenza di caccia dove morì Federico II di Svevia.
Potrei continuare, ma è sufficiente per avere un’idea. E il primo luogo archeologico di questa classifica ancora provvisoria? Tra pievi, abbazie, santuari, castelli, collegiate, spiagge e parchi naturali bisogna scendere fino al 29 posto per trovare un monumento archeologico: la Tomba degli Scudi di Tarquinia (Viterbo). Seguono poi, al 36° posto, la Villa di Cicerone, forse l’antica Formianum (Latina) ed al 38° le grotte di Nerone ad Anzio. La Magna Grecia e la Sicilia, ricchissime di luoghi di età classica, brillano per assenza.
Avuto questo primo riscontro, sono andata a curiosare i risultati del 2012. In questo caso si tratta di dati definitivi… ça va sans dire. Mi si è prospettato uno scenario del tutto analogo. Al primo posto? La fortezza medievale della cittadella di Alessandria, seguita dalla Chiesa di San Nicola in San Paolo di Civitate (Foggia) e dall’Abbazia benedettina della SS. Trinità di Monte Sacro a Mattinata (sempre a Foggia). E poi di nuovo, parchi, ville, regge, abbazie, eremi, boschi, chiese…per arrivare ad un’area archeologica dobbiamo scendere al 41 posto: il parco archeologico di Siponto (Foggia).
Inutile discutere ulteriormente. Il libro I luoghi del cuore. Dieci anni del Censimento nazionale dei luoghi da non dimenticare in vendita dalla fine di novembre certifica, grafici alla mano, i dieci anni dell’iniziativa e non lascia margini di dubbio: su 31.105 luoghi segnalati solo 834 luoghi sono archeologici…. Poco più di un miserrimo 3%, appunto.
Certo la bellezza, anzi per fare una battuta facile, la grande bellezza del patrimonio del nostro Paese sta anche e soprattutto nella ricchezza e nell’estrema varietà dei monumenti e dei paesaggi. L’architettura, i complessi, i luoghi di culto, le residenze da noi non si sono fermati mai. Non c’è solo l’archeologia, e tanto meno solo l’archeologia classica, ma abbazie, pievi, conventi, monasteri, castelli, fortezze, terme, etc etc. Di questo possiamo solo andare fieri. Non si tratta di contrapporre l’archeologia al post-antico, è evidente, ma di interrogarsi piuttosto sul perché nel Paese della Sicilia e delle città greche della Magna Grecia, nel Paese di Pompei e del Colosseo, le aree ed i monumenti archeologici siano così poco presenti.
Ed a fronte di quanto avviene in Grecia laddove con un tifo da stadio (che pure avrebbe anch’esso necessità di qualche riflessione a margine) milioni di persone hanno coralmente seguito gli scavi del tumulo di Anfipoli, da noi i reperti archeologici di Roma prendono il volo per gli Stati Uniti per essere schedati e studiati lì (sic!!) e le aree ed i monumenti di età classica sembrano restare confinati ad una distanza siderale dal cuore e dal comune sentire della gente.
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