Lo stato dei nostri beni culturali è sotto gli occhi di tutti, più drammaticamente nascosta è lì’incapacità di riuscire a comunicarne il valore, il significato e il senso. Tutti si inventano tutto, senza risultati. Ogni ricetta applicata al nostro patrimonio culturale deve fare i conti con una diffusa indifferenza, incomprensione e con una costante oscillazione tra posizioni estreme: mettere a reddito le opere d’arte in ogni modo/mantenerle a prescindere, anche se per il godimento di pochi. Tutto ciò non aiuta a farci capire che spesso molti dei problemi del nostro Paese sono semplici e ovvi, e forse per questo difficili da risolvere. A parlare con i docenti delle scuole primarie e secondarie si scopre, infatti, che in Italia c’è un problema reale di alfabetizzazione; a parlare con i docenti universitari si scopre la difficoltà e l’incapacità di riconoscere il merito e promuovere idee in università sempre più parcheggio di giovani studenti e professori in attesa del pensionamento; a parlare con gli studenti si scopre il disorientamento che li strugge nel non sapere cosa potrà accader loro fra 3 anni; a parlare con i funzionari ministeriali si scoprono sacche di arretratezza culturale e incapacità di gestire progetti lungimiranti, per cui si propongono iniziative, eventi, progetti e campagne pubblicitarie inattuali, vecchie come il cucco.
Quando va bene assistiamo alle guerre personali tra esponenti dell’Intelligencija nazionale, paladini di ricette molto intellettualizzate, ma poco applicabili e lontane dalle esigenze di giovani, adulti, vecchi e bambini.
Il rischio è di non comprendere mai i problemi dell’Italia, di arrivare sempre in ritardo sulle scelte, di adeguarsi a ciò che non serve ai cittadini italiani. La scena che ci si presenta è esattamente come quella del Papa che twitta.
Mentre così ci sorbiamo le proposte culturali, tutte inconcludenti, dei prossimi candidati alla Presidenza del Consiglio, l’attore neozelandese Russell Crowe, premio Oscar e protagonista di numerosi film storici, diventa promotore di un’iniziativa semplice e chiara: Salvare dal riseppellimento il mausoleo di Marco Nonio Macrino, databile al II secolo d. C. e venuto alla luce nel 2008 alla periferia di Roma in via Vitorchiano, lungo la via Flaminia.
Per l’attore, infatti, il monumento è «di straordinario valore storico e culturale non solo per l’Italia ma per l’intera umanità».
L’ American Institute for Roman Culture sta per questo raccogliendo firme che saranno inviata al Ministro Lorenzo Ornaghi, Soprintendente Speciale per i Beni Archeologici di Roma, dott.ssa Mariarosaria Barbera, alla dott.ssa Anna Maria Buzzi, Direttore Generale, Direzione Generale della Gestione e Promozione dei Beni Culturali, a Gianni Alemanno, Sindaco di Roma e a Marco Perina, Assessore alla Cultura del XX Municipio.
Ciò che sorprende è la lucidità di Russell Crowe che restituisce il giusto valore all’archeologia e alla storia, meglio dei nostri luminari: “è dai dettagli delle esplorazioni archeologiche che vediamo e capiamo quello che ci lega alla nostra storia, quello che la storia ci può insegnare e cosa può essere il nostro futuro con quella conoscenza”.
Credo che sia giunto veramente per noi e per il nostro bene il momento di ritornare alle cose semplici e con un risvolto fattuale. Ce lo dice il Gladiatore.
Il problema dell’interramento delle scoperte è particolarmente presente in Italia dove, per la mancanza di fondi adeguati, è difficile tutelare la fruibilità o anche solo la tutela dei ritrovamenti (che a volte è paradossalmente meglio sotterrare che lasciare in mano ai vandali e agli agenti atmosferici).
Nel caso specifico però, visto che avete citato di sfuggita il nuovo mantra dominante del “mettere a reddito”, ci sarebbe anche la “visibilità” offerta dal film per far rientrare il monumento nelle guide per i turisti (qualcosa di simile alla finta casa di Giulietta a Verona). Tanto più che l’alternativa e sotterrare e costruirci sopra delle palazzine (se ho capito bene).
Detto questo concordo con il vostro articolo e cioè sulla incomprensione diffusa ai cui sono abbandonati i nostri beni culturali (e paesaggistici).
Caro diakrinorecensioni,
grazie mille del tuo commento. Concordiamo pienamente. Sarebbe opportuno però anche avere una linea politica culturale univoca. La scoperta del mausoleo non può essere una questione di pochi, ma, come hai seguito, interessa molti e RC ce lo ha ricordato. Il ministero dovrebbe sentire delle responsabilità più ampie su scoperte così importanti e quindi decidere con rigore e decisione che il mausoleo deve essere salvato. In economia per ricavare redditi, bisogna investire ed anche in accrescimento culturale dovrebbe essere così. Investiamo in concretezza ed otterremo più credibilità internazionale.
Ecco, questo è un bell’esempio di mecenatismo vecchio stile, ma non invasivo, né predatorio. Certo che non basta, ma non è nocivo, anzi, è utile.