Queste foto ritraggono due luoghi famosi dell’antica Antinoe, la chiesa del martire Colluto e la cappella di Teodosia, e mostrano quanto siano state distrutte.
Abbiamo già parlato brevemente di Antinoe e di quanto sia preda di saccheggi e vandalismi, forse più di altri luoghi d’Egitto. Ora però abbiamo ricevuto queste foto da Rosario Pintaudi che dirige la missione archeologica italiana ad Antinoe per l’Istituto Papirologico G. Vitelli dell’Università di Firenze. Sono immagini che parlano da sole. Secondo Pintaudi il vandalismo, che è distruzione fine a se stessa, non è indirizzato contro persone o principi particolari, ma è piuttosto una forma di espressione del disagio che sta vivendo in questi tempi la gente d’Egitto. Insomma non ce l’hanno con lui o con ciò che lui potrebbe rappresentare. “Frequento Antinoe da quand’ero studente negli anni Settanta – ci dice – e ho rapporti ottimi, in molti casi di sincera amicizia, con molte delle persone del villaggio di Sheikh Abada. No, loro non ce l’hanno con noi”. Però distruggono l’opera di tanti ricercatori che scavano e restaurano ad Antinoe dal lontano 1936: l’unica città fondata in Egitto dai romani, l’unica con ancora le mura visibili e l’ippodromo, è una delle glorie poco note della ricerca italiana. Negli ultimi anni, poi, vi collaborano studiosi da tutto il mondo, sempre sotto la direzione di Pintaudi: indagano ogni aspetto di una città che continuò a fiorire per tutta la tarda antichità e il medioevo. Oggi si scavano ancora i resti tardoantichi, che però hanno incorporato i grandi edifici voluti da Adriano. Si scava il bel tempio costruito già ai tempi di Ramsete II. E si trovano papiri a profusione (motivo primo dell’avvio degli scavi) e stoffe copte meravigliose. Si trovano ovunque in un territorio vasto 5 km quadrati, e per questo l’allentarsi della sorveglianza ha fatto la fortuna dei tombaroli. “In particolare dall’estate scorsa quando qualcuno trovò dei vetri dipinti bellissimi. – continua Pintaudi – Da allora si è scatenata una corsa ossessiva al saccheggio: si vedono persino gruppi di donne e bambini che partono alla ricerca con pale e picconi”. E poi ci sono le costruzioni abusive sorte proprio sopra le antichità, specie nel luogo dove sorgeva il grande Arco di trionfo di Adriano, e il dilagare di cimiteri e coltivazioni in terreni così vasti che la gente vede come “persi” se riservati alle antichità, in un paese che ha costantemente fame di terre. Fino a qualche settimana fa, c’era solo un anziano poliziotto a contrastare tutto ciò. Poi però, il 7 marzo scorso, Pintaudi ha discusso la questione con il ministro Mohamed Ibrahim, e da qualche giorno alcuni abitanti del villaggio sono stati dotati di armi e nominati guardiani, con tanto di stipendio fisso. E’ una buona offerta, di questi tempi, che potrebbe anche impegnare il villaggio tutto in direzione della tutela. Sempre che gli stipendi possano competere con quanto gli oggetti trafugati rendono al mercato nero. Chissà. Pintaudi è abbastanza ottimista: prima o poi, con qualche distruzione in più o in meno, una soluzione buona per tutti si troverà. Ce lo auguriamo anche noi.
Grazie Cinzia, un caro saluto Rosario
Ho partecipato a diverse campagne di scavo ad Antinoe col prof.Manfredi e ricordo quel periodo come il più bello della mia vita. Vedere queste foto mi ha fatto male.
Un caro saluto
Lina Salvadori (Insegno latino e greco al Liceo Classico “Vittorio Emanuele II” di Napoli)