L’annuncio choc è venuto qualche giorno fa nel corso dell’annuale e 27° Convegno di Archeologia della Macedonia e della Tracia. A darlo è stata Angheliki Kottaridi, a capo della 17° Soprintendenza alle Antichità Preistoriche e Classiche.Il proseguire degli scavi nei pressi del grande tumulo di Verghina (l’antica Aigai, in Macedonia), che ha già restituito alcune tombe attribuite ai membri della dinastia reale, ha portato alla luce altre cinque sepolture.
Tre sono semplici fosse con le pareti coperte da lastre; due, per contro, sono tombe “macedoni”, cioè a dire tombe a camera con volta a botte e facciata monumentale. Una tipologia funeraria perspicua e caratterizzante, di esclusivo appannaggio delle classi più abbienti e dei grandi proprietari terrieri.
Una di esse, in particolare, è rilevante perché composta da una grande sala con pareti bianche affrescate con ghirlande, tralci d’edera e fiori. Sebbene già trafugata nell’antichità, ha comunque restituito numerose lekythoi a fondo bianco (unguentari per eccellenza che, con rare eccezioni, contraddistinguono esclusivamente le sepolture di cittadini ateniesi) datate agli anni 420-410 a.C. e una spada di ferro che accerta l’appartenenza della sepoltura ad un guerriero. Forse, si è spinta a dire la Kottaridi, potrebbe trattarsi del sovrano macedone Perdicca II (454-413 a.C.) che, a lungo e coraggiosamente, combatté per mantenere indipendente il suo regno nei difficili e tormentati anni della guerra del Peloponneso.
Le scoperte non si fermano qui. Un’altra tomba macedone con colonne doriche in facciata, rinvenuta nei pressi di un’area già indagata nel 1987, per le dimensioni e per la forma, sarebbe ugualmente da legarsi alla dinastia dei Temenidi (dinasti macedoni, discendenti del mitico Temeno, originario di Argo). Con non minore audacia la Kottaridi è giunta a prospettare che tale sepoltura possa essere appartenuta a Cassandro (reggente del regno tra il 317 ed il 306 a.C.) o ad uno dei suoi figli.
Belle, anzi bellissime scoperte. Ma il castello delle attribuzioni forzate è di carta, proprio come la luna degli indimenticabili versi musicati da Manos Chatzidakis. E’ da anni, ed in mezzo a mille polemiche, che si discute sulla reale (in tutti i sensi!) paternità delle tombe di Verghina e sull’identità dei loro ipotetici proprietari, se Filippo II o Filippo III o altri ancora.
E non basta. Perché c’è anche chi, ancora oggi, dubita perfino che il sito di Verghina si identifichi con Aigai, la prima capitale del regno macedone sorta in una località precedentemente denominata Edessa. Dopo averne cercato le tracce proprio nei pressi di tale odierno centro della Macedonia o ancora della vicina Naussa, fu Hammond per primo, nel 1968, ad ipotizzare che Aigai fosse da identificarsi con Verghina (12 Km ad est di Veria). Negli anni ’70 proprio la scoperta delle sepolture macedoni ad opera di Manolis Andronikos fu intesa come una definitiva conferma. Ma qualche dubbio, anche ragionevole, resta.
“L’archeologia è una scienza ingenua perché esclusivamente descrittiva” con queste parole, per lungo tempo, i seguaci della New Archaeology hanno bollato l’archeologia classica tradizionale. A volte viene quasi da rimpiangerla quella ingenua, negletta e tanto vituperata, archeologia descrittiva … Perché, di sicuro, non bastano una spada e delle lekythoi a fondo bianco per dire Perdicca…
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