Ci risiamo. Tra un mese è Pasqua e l’ennesima bufala non poteva mancare. Protagonista il solito documentarista Simcha Jacobovici che l’anno scorso aveva mostrato al mondo l’ennesimo chiodo della crocifissione di Gesù, ma nel 2007 aveva rivelato addirittura una tomba dove Gesù sarebbe stato sepolto con tutta la sua famiglia. Ora Jacobovici, affiancato dal professor James Tabor dell’Università del North Carolina, annuncia per la prima volta una scoperta propria, mentre prima aveva interpretato rinvenimenti altrui. I due hanno investigato un’altra tomba che si trova a pochi passi dalla “tomba di Gesù”, nel medesimo sobborgo meridionale di Gerusalemme, e anch’essa ricca di ossuari. Non hanno potuto aprirla perché sopra c’è un edificio moderno e per non suscitare reazioni da parte degli Ultraortodossi, ma è stato loro concesso di far entrare un braccio robotico con telecamera. Che ha subito individuato, udite udite, un ossuario con inciso il disegno di Giona mentre viene sputato dalla balena, tradizionale simbolo cristiano della resurrezione. E un’iscrizione greca su un secondo ossuario che parlerebbe ugualmente di resurrezione di qualcuno. Poiché l’uso di ossuari è cessato in quel di Gerusalemme dopo la distruzione romana del Tempio nel 70 d.C., queste sarebbero per gli scopritori le prime testimonianze del cristianesimo nascente, precedenti persino i Vangeli. E quello sarebbe forse il luogo dove riposano i primi seguaci di Gesù, vista la vicinanza tra le due tombe.
Un grido unanime si è levato nella blogosfera, dopo la pubblicazione il 28 febbraio scorso dell’articolo di Tabor su www.bibleinterp.com e del libro di Jacobovici e Tabor The Jesus Discovery (vedi in particolare il blog di Asor). Si è discusso e si sta discutendo sul fatto che la vicinanza delle due tombe ha in fondo poco significato, essendo quella un’area di necropoli. Che a quei tempi si parlava molto di resurrezione anche in ambienti giudaici, specie tra i Farisei o tra gli Esseni. Si discute sull’immagine della balena che non pare proprio essere tale. E sull’iscrizione: per Rogueclassicist sarebbe un’iscrizione “Roman style” in caratteri greci, e vi si leggerebbero i due romanissimi nomi di Giulia e Gaio Iunio. Si discute ovviamente anche sul valore di immagini colte al di fuori di un contesto archeologico regolarmente investigato. Si continuerà a discutere all’infinito, o almeno fino a Pasqua. E tutto questo polemizzare fa ovviamente gioco a Jacobovici. Come biasimare dunque Simon & Schuster che ha pubblicato il libro, o Discovery Channel che ha in parte finanziato l’operazione e lancerà il documentario? Economicamente, hanno fatto un buon affare. Purtroppo.
Speriamo solo che cotanto fervore accademico serva anche a ragionare pacatamente, fuor di polemica, sulla possibile utilità dei nuovi documenti per meglio capire origine e affermazione delle prime comunità cristiane.
Effe
[…] raccontare in luogo della solita bufala che tormentava negli anni passati la nostra Pasqua (vedi qui e […]