L’ultimo allarme riguarda Antinoe, la città costruita dall’imperatore Adriano sulle rive del Nilo nel nome dell’amato Antinoo, che aveva perso la vita nel fiume non lontano da lì. Negli ultimi mesi, gli abitanti di ciò che resta dell’antica grandezza, il villaggio di Sheikh Abada, hanno costruito case e cimiteri moderni sulle rovine, hanno spianato colline coi bulldozer per ricavare materiale edilizio, stanno coltivando campi, e soprattutto saccheggiano ogni cosa. Oggetti e papiri di Antinoe furoreggiano nel mercato nero, come denuncia con un dossier in rete l’americano Jay Heidel che collabora agli scavi di Antinoe diretti da Rosario Pintaudi dell’Istituto papirologico Vitelli di Firenze. Le necropoli, l’ippodromo della città e ampi tratti delle mura, quasi non si vedono più, mentre le buche dei tombaroli costellano a centinaia il paesaggio.
La devastazione dell’archeologia d’Egitto è stata costante, a partire dalla rivoluzione del gennaio 2011. Il vuoto istituzionale, e la pressante crisi economica, hanno spinto molti ad appropriarsi di ciò che dovrebbe essere patrimonio di tutti. In Egitto sono previste anche pene molto severe per chi saccheggia o distrugge le antichità, ma non paiono dissuadere i più. Negli ultimi mesi, però, la situazione si è fatta molto più critica, forse a seguito della nuova destabilizzazione. Quasi sempre le guardie non possono nulla perché chi giunge per appropriarsi della terra o cercare antichità è armato, com’è accaduto di recente a Dahshur dove la necropoli all’ombra delle famose piramidi è diventata un cimitero moderno. La gente del luogo dice di essere stata costretta ad agire con la forza perché chiedeva al Governo un terreno per i propri morti da oltre quattro anni, ma senza successo. Però, come tutti sanno, spesso il cimitero è una scusa per poter saccheggiare la zona in tutta libertà.
A Dashur alfine è intervenuta la polizia, e pare che ora il cimitero moderno stia trovando una nuova collocazione. Ma le costruzioni abusive sono ancora lì e la devastazione è evidente, come ha fatto notare martedì scorso il direttore generale dell’Unesco Irina Bokova, in visita al Cairo. Ha persino ventilato il rischio che Dahshur perda il suo posto nella prestigiosa Lista del Patrimonio dell’umanità, evidentemente poco propensa a credere alle rassicurazioni del ministro Mohamed Ibrahim. Il quale continua a lamentare la propria impotenza, mentre si fa bello dei pochi risultati raggiunti: giorni fa ha dichiarato che anche a Tell Al-Amarna, la città fondata dal faraone eretico Akhenaton, l’adoratore del sole, la polizia ha cacciato i clandestini dalle tombe dei dignitari del re e dal grande tempio del dio Sole. Una bella notizia che vorremmo ascoltare anche per Antinoe. Pur sapendo che sarebbe solo una vittoria di Pirro.
[…] journalist is producing an article on the site, and has posted a blog entry on Antinoupolis at https://filelleni.wordpress.com/2013/03/14/allarme-egitto/. Apologies for not reblogging this, there doesn’t seem to be a […]
[…] Allarme Egitto […]
[…] è in preda ai saccheggi incontrollati. Non da ieri, come aveva già ampiamente segnalato Cinzia dal Maso su Filelleni. La città fondata da Adriano è abbandonata a se stessa e […]